Le case in legno contro i cambiamenti climatici, grazie alla bassa Embodied energy, ovvero la bassa energia incorporata nelle costruzioni.
Negli ultimi decenni abbiamo visto crescere il dibattito su temi ecologici e di sostenibilità ambientale in particolare modo in relazione alla crisi climatica; crisi che è strettamente legata alle emissioni in atmosfera di gas climalteranti.Tutto ciò ha stimolato lo sviluppo di tecnologie e prodotti volti a ridurre il consumo energetico di molte attività umane fra le quali quella dell’abitare e del muoversi.Questo processo indubbiamente è stato positivo, ma si sarebbe potuto fare molto di più. Le normative e l’informazione si sono infatti limitate al consumo energetico legato al solo esercizio degli edifici (riscaldare e raffrescare) ed hanno tralasciato il consumo di energia impiegata per costruirli o migliorarne l’efficienza energetica.Costruire edifici comporta consumo di energia e quindi (in base al tipo di fonte energetica usata) emissioni di gas climalteranti. Lo stesso vale per la produzione degli isolanti utilizzati per migliorare la prestazione energetica del patrimonio edilizio esistente e per la produzione di qualsiasi prodotto impiantistico (inclusi i pannelli fotovoltaici). Se valutiamo l’efficienza energetica in relazione all’intero ciclo di vita (ovvero costruzione più esercizio più smantellamento) gli edifici in legno partono avvantaggiati poiché il costo energetico di produzione ad esempio di una parete in legno risulta essere nettamente inferiore a quello di una parete in laterizio. Il costo energetico di trasformazione del legno, includendo anche il trasporto, è infatti nettamente inferiore a quello dei materiali come il cemento e il ferro, che subisce lavorazioni ad altissime temperature per svariate ore. Questo è uno dei tanti aspetti che rende la costruzione in legno particolarmente interessante anche sul piano della sostenibilità ambientale.